Una noche de septiembre,
cuando las duras mujeres roncas de cabellos chamuscados
se suavizaban en las aldeas calcinadas
y en las fuentes la arena limpiaba las escudillas tintineantes,
he visto bajo la luna de cobre
sobre la calle violeta de Lodi dos obreros, tres muchachas bailar
entre las babas de tinta del fósforo sobre el asfalto
una noche de septiembre
cuando fueron un grito único el miedo y la alegría
cuando cada mujer habló a los soldados
dispersos entre las hileras de viñas
y sobre la ciudad no había más que el vino agrio
de los cantos y todo era posible
en torno al pálido fuego de las radios
y quien mañana estaría muerto sobre las carreteras
bebía en el magro hierro de las estaciones
o en la paja abrazado al fusil dormía
cuando el verano incineraba
de Ventimiglia a Salerno
y no había nada más
y éramos libres
de huir, de no saber o de llorar,
una noche de septiembre.
1955
Otra arte poética
Existe, en la poesía, una posibilidad
que, si una vez ha herido
a quien la escribe o la lee, no dará
más reposo, como un motivo
semi modulado semi traicionado
puede atormentar una memoria. Y yo, que escribo,
sé que hay un sentido distinto
que puede darse en lo idéntico,
sé que allí afirmada en el verso queda
la palabra que sientes o lees
y juntos se van volando
donde tú ya no eres, donde ni siquiera
piensas llegar, y comienzan
otras montañas, en cambio, llanuras ansiosas, ríos
como has visto viajando en aviones temblorosos.
Ciudades impetuosas aquí, bajo tus inmóviles
palabras escritas.
1957
Franco Fortini (Florencia, 1917–Milán, 1994), "Poesia e errore", Versi scelti, 1939-1989, Einaudi Editore, Turín, 1990
Versiones de J. Aulicino
Una sera di settembre
Una sera di settembre
quando le dure donne rauche di capelli strinati
si addolcivano pronte nei borghi calcinati
e ai fonti la sabbia lavava le gavette tintinnanti
ho visto sotto la luna di rame
sulla strada viola di Lodi due operai, tre ragazze ballare
tra le bave d'inchiostro dei fosfori sull'asfalto
una sera di settembre
quando fu un urlo unico la paura e la gioia
quando ogni donna parlò ai militari
dispersi tra i filari delle vigne
e sulle città non c'era che il vino agro
dei canti e tutto era possibile
intorno al fuoco della radio pallido
e chi domani sarebbe morto sugli stradali
beveva alle ghise magre della stazioni
o nella paglia abbracciato al fusile dormiva
quando l'estate inceneriva
da Ventimiglia a Salerno
e non c'era più nulla
ed eravamo liberi
di fuggire, di non sapere o piangere,
una sera di settembre.
1955
Altra arte poetica
Esiste, nella poesia, una possibilità
che, se una volta ha ferito
chi la scrive o la legge, non darà
più requie, come un motivo
semi modulato semi tradito
può tormentare una memoria. E io che scrivo
so ch'è un senso diverso
che può darsi all'identico
so che qui ferma dentro il verso resta
la parola che senti o leggi
e insieme vola via
dove tu non sei più, dove neppure
pensi di poter giungere, e cominciano
altre montagne, invece, pianure ansiose, fiumi
come hai visti viaggiando dagli aerei tremanti.
Città impetuose qui, sotto le immobili
parole scritte tue.
1957
Esiste, nella poesia, una possibilità
che, se una volta ha ferito
chi la scrive o la legge, non darà
più requie, come un motivo
semi modulato semi tradito
può tormentare una memoria. E io che scrivo
so ch'è un senso diverso
che può darsi all'identico
so che qui ferma dentro il verso resta
la parola che senti o leggi
e insieme vola via
dove tu non sei più, dove neppure
pensi di poter giungere, e cominciano
altre montagne, invece, pianure ansiose, fiumi
come hai visti viaggiando dagli aerei tremanti.
Città impetuose qui, sotto le immobili
parole scritte tue.
1957
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Foto: Siena News
act. 2020
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