El muro de enfrente que ciega el patio
tiene a menudo un reflejo de sol niño
que recuerda el establo. Y la pieza desordenada
y desierta a la mañana cuando el cuerpo se despierta,
exhala el olor del primer perfume inexperto.
Hasta el cuerpo, enredado en las sábanas, es el mismo
de los primeros años, cuando el corazón saltaba descubriendo.
Aquí se despierta desolada por el reclamo avanzado
de la mañana y vuelve a emerger en la pesada penumbra
el abandono de otro despertar: el establo
de la infancia y el pesado cansancio del sol
ardoroso sobre las puertas indolentes. Un perfume
impregnaba ligero el sudor habitual
de los cabellos, y los animales husmeaban. El cuerpo
se gozaba furtivo de la caricia del sol,
insinuante y pacífica como si fuese un contacto.
El abandono en el lecho aliviana los miembros
tendidos, jóvenes y macizos, como aún niños.
La chica inexperta olfateaba el aroma
del tabaco y del heno y temblaba al contacto
fugitivo del hombre: le gustaba jugar.
A veces jugaba tendida con el hombre
en el heno, pero el hombre no husmeaba los cabellos:
le buscaba en el heno los miembros contraídos,
la miraba fijo, aplastándola como si fuese su padre.
El perfume eran flores pisadas sobre las piedras.
Muchas veces retorna en el lento despertar
aquel deshecho sabor de flores lejanas
y de establo y de sol. No hay hombre que sepa
la sutil caricia de este acre recuerdo.
No hay hombre que vea más allá del cuerpo tendido
aquella infancia trascurrida en el ansia inexperta.
[11-15 de noviembre de 1937]
Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, Italia, 1908 - Turín, Italia, 1950), "Trabajar cansa", Poesía completa, Barnacle, Buenos Aires, 2024
Versión de Jorge Aulicino
Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, Italia, 1908 - Turín, Italia, 1950), "Trabajar cansa", Poesía completa, Barnacle, Buenos Aires, 2024
Versión de Jorge Aulicino
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La puttana contadina
La muraglia di fronte che accieca il cortile / ha sovente un riflesso di sole bambino / che ricorda la stalla. E la camera sfatta / e deserta al mattino quando il corpo si sveglia, / sa l' odore del primo profumo inesperto. / Fino il corpo, intrecciato al lenzuolo, è lo stesso / dei primi anni, che il cuore balzava scoprendo. // Ci si sveglia deserte al richiamo inoltrato / del mattino e riemerge nella greve penombra / l' abbandono de un altro risveglio: la stalla / dell' infanzia e la greve stanchezza del sole / caloroso sugli usci indolenti. Un profumo / impregnava leggero il sudore consueto / dei capelli, e le bestie annusavano. Il corpo / si godeva furtivo la carezza del sole / insinuante e pacata come fosse un contatto. // L' abbandono del letto attutisce le membra / stese giovani e tozze, come ancora bambine. / La bambina inesperta annusava il sentore / del tabacco e del fieno e tremava al contatto / fuggitivo dell' uomo: le piaceva giocare. / Qualche volta giocava distesa con l' uomo / dentro il fieno, ma l' uomo non fiutava i capelli: / le cercava nel fieno le membra contratte, / le ficcava, schiacciandole come fosse suo padre. / Il profumo eran fiori pestati sui sassi. // Molte volte ritorna nel lento sveglio / quel disfatto sapore di fiori lontani / e di stalla e di sole. Non c' è uomo che sappia / la sottile carezza de quell' acre ricordo. / Non c' è uomo che veda oltre il corpo disteso / quell' infanzia trascorsa nell' ansia inesperta.
La puttana contadina
La muraglia di fronte che accieca il cortile / ha sovente un riflesso di sole bambino / che ricorda la stalla. E la camera sfatta / e deserta al mattino quando il corpo si sveglia, / sa l' odore del primo profumo inesperto. / Fino il corpo, intrecciato al lenzuolo, è lo stesso / dei primi anni, che il cuore balzava scoprendo. // Ci si sveglia deserte al richiamo inoltrato / del mattino e riemerge nella greve penombra / l' abbandono de un altro risveglio: la stalla / dell' infanzia e la greve stanchezza del sole / caloroso sugli usci indolenti. Un profumo / impregnava leggero il sudore consueto / dei capelli, e le bestie annusavano. Il corpo / si godeva furtivo la carezza del sole / insinuante e pacata come fosse un contatto. // L' abbandono del letto attutisce le membra / stese giovani e tozze, come ancora bambine. / La bambina inesperta annusava il sentore / del tabacco e del fieno e tremava al contatto / fuggitivo dell' uomo: le piaceva giocare. / Qualche volta giocava distesa con l' uomo / dentro il fieno, ma l' uomo non fiutava i capelli: / le cercava nel fieno le membra contratte, / le ficcava, schiacciandole come fosse suo padre. / Il profumo eran fiori pestati sui sassi. // Molte volte ritorna nel lento sveglio / quel disfatto sapore di fiori lontani / e di stalla e di sole. Non c' è uomo che sappia / la sottile carezza de quell' acre ricordo. / Non c' è uomo che veda oltre il corpo disteso / quell' infanzia trascorsa nell' ansia inesperta.
[11-15-novembre 1937]
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Imagen: Una de las fotos más difundidas de Cesare Pavese, sin mención de fuente, fecha ni autor
Imagen: Una de las fotos más difundidas de Cesare Pavese, sin mención de fuente, fecha ni autor
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