Llueve sin ruido sobre el prado del mar.
Por las sucias calles no pasa nadie.
Ha descendido del tren una hembra sola:
entre el abrigo se vio la clara enagua
y las piernas desaparecer en la puerta ennegrecida.
Se diría un pueblo sumergido. La noche
gotea fría sobre todos los umbrales, y las casas
esparcen humo azulado en la sombra. Rojizas,
las ventanas se encienden. Se enciende una luz
entre los postigos arrimados en la casa ennegrecida.
Al día siguiente hace frío y está el sol sobre el mar.
Una mujer en enagua se cepilla la boca
en la fuente, y la espuma es rosada. Tiene cabellos
rubio-áspero, como las cáscaras de naranja
esparcidas por el suelo. Protegida por la fuente,
atisba a un mocoso negruzco que la mira encantado.
Mujeres oscuras abren los postigos sobre la plaza
-los maridos dormitan todavía, en la oscuridad.
Cuando vuelve la noche, recomienza la lluvia
crepitante sobre muchos braseros. Las esposas,
aventando el carbón, echan miradas a la casa
ennegrecida y a la fuente desierta. La casa
tiene los postigos cerrados, pero adentro hay una cama
y sobre la cama una rubia se gana la vida.
Todo el pueblo reposa a la noche,
todo, menos la rubia, que se lava a la mañana.
Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, Italia, 1908-Turín, Italia, 1950)
Trabajar cansa. Vendrá la muerte y tendrá tus ojos,
Griselda García Editora, Del Dock, Cartografías,
Buenos Aires, 2018
Tolleranza
Piove senza rumore sul prato del mare.
Per le luride strade non passa nessuno.
È discesa dal treno una femmina sola:
tra il capoto si è vista la chiara sottana
e le gambe sparire nella porta annerita.
Si direbbe un paese sommerso. La sera
stilla fredda su tutte le soglie, e le case
spandon fumo azzurrino nell'ombra. Rossastre
le finestre s'accendono. S'accende una luce
tra le imposte accostate nella casa annerita.
L'indomani fa freddo e c'è il sole sul mare.
Una donna in sottana si strofina la bocca
alla fonte, e la schiuma è rosata. Ha capelli
biondo-ruvido, simili alle bucce d'arancia
sparse in terra. Protesa alla fonte, sogguarda
un monello nerastro che la fissa incantato.
Donne fosche spalancano imposte alla piazza
- i mariti sonnechiano ancora, nel buio.
Quando torna la sera, riprende la pioggia
scoppiettante sui molti bracieri. Le spose
ventilando i carboni, dànno occhiate alla casa
annerita e alla fonte deserta. La casa
ha le imposte accecate, ma dentro c'è un letto,
e sul letto una bionda si guadagna la vita.
Tutto quanto il paese riposa la notte,
tutto, tranne la bionda, che si lava al matino.
Versiones de Jorge Aulicino
Otra Iglesia Es Imposible - Fondazione Cesare Pavese - Griselda García Editora - Ediciones del Dock - Editorial Cartografías
Op.Cit. - Dardanelos - De Sibilas y Pitias - Eterna Cadencia - Nosotros - Indie Hoy - Revista Ñ - Infobae - El Litoral - Página 12
Ilustración: Retrato de Cesare Pavese (detalle) en la portada de Poesie, Mondadori, Milán, 1960. Sin mención del ilustrador
Tolleranza
Piove senza rumore sul prato del mare.
Per le luride strade non passa nessuno.
È discesa dal treno una femmina sola:
tra il capoto si è vista la chiara sottana
e le gambe sparire nella porta annerita.
Si direbbe un paese sommerso. La sera
stilla fredda su tutte le soglie, e le case
spandon fumo azzurrino nell'ombra. Rossastre
le finestre s'accendono. S'accende una luce
tra le imposte accostate nella casa annerita.
L'indomani fa freddo e c'è il sole sul mare.
Una donna in sottana si strofina la bocca
alla fonte, e la schiuma è rosata. Ha capelli
biondo-ruvido, simili alle bucce d'arancia
sparse in terra. Protesa alla fonte, sogguarda
un monello nerastro che la fissa incantato.
Donne fosche spalancano imposte alla piazza
- i mariti sonnechiano ancora, nel buio.
Quando torna la sera, riprende la pioggia
scoppiettante sui molti bracieri. Le spose
ventilando i carboni, dànno occhiate alla casa
annerita e alla fonte deserta. La casa
ha le imposte accecate, ma dentro c'è un letto,
e sul letto una bionda si guadagna la vita.
Tutto quanto il paese riposa la notte,
tutto, tranne la bionda, che si lava al matino.
Poesie, Mondadori, 1969
Es lun poema de la primera vez que lo leo un poema de Pavese, conozco los diarios. Me ha gustado mucho. Un saludo
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